L'ultimo eroe sopravvissuto by Mark T. Sullivan

L'ultimo eroe sopravvissuto by Mark T. Sullivan

autore:Mark T. Sullivan [Sullivan, Mark T.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical
ISBN: 9788822715173
Google: Aq05DwAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-01-24T16:00:00+00:00


Capitolo venti

Quando l’aereo fu nient’altro che un brusio, e Pino riuscì a respirare di nuovo, sussurrò nell’oscurità. «Mon général?».

Nessuna risposta. «Mon général?».

Nessuna risposta. Era morto? Pino pensò che sarebbe dovuto essere felice, ma invece riusciva a vedere solo il lato negativo. Niente più Leyers, niente più spionaggio. Nessun’altra informazione per la…

Sentì un movimento e un gemito.

«Mon général?»

«Sì», disse debolmente Leyers. «Qui». Era dietro a Pino, tentava di sedersi. «Devo essere svenuto. L’ultima cosa che ricordo è che mi sono buttato nel fossato e… che è successo?».

Pino raccontò l’accaduto al generale mentre lo aiutava a risalire la sponda. La Daimler stava avendo problemi, esitava e borbottava, ma funzionava ancora. Pino la spense, e il motore morì pietosamente. Il ragazzo prese la torcia e la cassetta degli attrezzi dal bagagliaio. Accese la luce e passò il fascio sul veicolo mentre il generale Leyers si avvicinava. I proiettili avevano bucherellato l’auto, erano penetrati nel tettuccio, che stava ancora fumando. La mitragliatrice aveva fatto saltare anche il parabrezza, perforando i sedili anteriori e posteriori, e aveva forato il portabagagli. Lo pneumatico anteriore destro era a terra. Lo stesso per quello posteriore sinistro.

«Può tenerla, mon général?», chiese Pino, mettendo in alto la torcia.

Leyers lo guardò assente per un momento, poi la prese.

Alzando il cofano, Pino vide che il blocco motore era stato colpito cinque volte, le cartucce .303 non avevano avuto abbastanza forza per fare reali danni, dopo aver penetrato il cofano. Un cavo della candela era stato danneggiato. Un altro sembrava ancora in funzione. E c’era un grande buco nel radiatore. Ma il gruppo elettrogeno, come amava chiamarlo Alberto Ascari, sembrava ancora funzionante.

Pino usò il coltello per tagliare e unire insieme due pezzi della candela danneggiata e con il nastro adesivo attaccò i due cavi. Tirò fuori il kit per le ruote, trovò colla e nastro e li utilizzò per sigillare i buchi del radiatore. Poi rimosse lo pneumatico anteriore sinistro e lo scambiò con quello posteriore di destra. Tolse il posteriore sinistro e lo buttò. Quando accese la Daimler, sembrava avere ancora qualche problema, ma non sputacchiava e tossiva più come un vecchio fumatore.

«Penso che riuscirà a riportarci a Milano, mon général, ma oltre, chissà?»

«Non ci serve oltre Milano», disse Leyers, sembrava che avesse la mente più sgombra, mentre saliva sul sedile posteriore. «La Daimler è troppo visibile. Dovremo cambiare mezzo».

«Oui, mon général», disse Pino, e provò a mettere in moto la macchina.

Il motore parve morto. Provò ancora, aggiunse benzina, e riuscì a farcela. Ma con quattro ruote al posto di sei, la Daimler non era ben bilanciata, e cominciò a trascinarsi e tremare per la strada. La seconda marcia era andata. Pino dovette riavviare il motore, ma una volta raggiunta una velocità decente, le vibrazioni diminuirono.

Mentre erano in marcia, il generale Leyers chiese la torcia, rovistò nella sua roba, e trovò una bottiglia. La aprì, prese un sorso, e la spinse in avanti. «Ecco», disse lui. «Scotch Whisky. Te lo meriti. Mi hai salvato la vita».

Pino non la vedeva allo stesso modo. «Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque».



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